• La storia delle tende

    Ogni prodotto ha una storia che lo caratterizza, abbiamo scelto di approfondire tutti i passaggi storici attraversi dalle tende da sole.

    la storia delle tende

    Una generazione che ignora la storia non ha passato… né futuro.
    Cit. Robert Anson Heinlein

    DALL'ANTICHITÀ AL XX SECOLO

    Da sempre l'uomo, una volta affrancatosi dalle caverne e trasferitosi in strutture appositamente adibite al riparo ed al conforto, ha ricercato il contatto umano con l'ambiente circostante. Inventata la finestra, ha cercato poi in tutti i modi di proteggerla e schermarla dal sole. Al principio gli schermi usati, ancorché rudimentali, avevano funzione più di protezione vera e propria che di schermatura dalla luce. Via via che la tecnica ed i materiali delle costruzioni permettevano la realizzazione di stili architettonici sempre più funzionali e moderni, con ampie aperture in facciata ad uso ornamentale o funzionale, chiuse solo da superfici vetrate, gli architetti si rendevano consapevoli, che mentre da un lato una maggiore dimensione delle aperture contribuiva a migliorare il comfort luminoso e la ventilazione naturale dei locali, dall'altro al tempo stesso maggiori erano gli squilibri termodinamici derivanti.
    La problematica della schermatura delle abitazioni e degli edifici in genere e delle loro finestre era quindi già nota sin dai tempi antichi, e le soluzioni poste in essere spesso erano più il frutto di esperienze spontanee ed autonome del mastro costruttore che di vere e proprie analisi progettuali.
    Già ai tempi di Roma Imperiale é peraltro risaputo che non solo l'architettura, la tecnica delle costruzioni e dei materiali erano adeguatamente sviluppate ma anche le nozioni base della climatologia erano note, se non altro poiché da esse dipendevano i raccolti e la sopravvivenza stessa delle popolazioni, ed insieme a queste le conoscenze dell'Astronomia e della Geografia avevano permesso di inquadrare la problematica dell'equilibrio termico e luminoso degli edifici in modo attento tanto che lo stesso Vitruvio ne parla approfonditamente nel suo: "I 10 libri dell'Architettura".
    A Roma poi, con il progredire dell'epoca Imperiale, si attua un forte sviluppo urbanistico, che porterà alla trasformazione dell'impianto cittadino originario con la realizzazione di monumenti e costruzioni adibite ad ospitare le funzioni dello Stato. Si tratta di costruzioni imponenti, con notevoli scompensi termico/luminosi a cui si cerca di porre rimedio con soluzioni ad hoc. Sempre nel contesto storico di Roma, é curioso rilevare come il termine latino Tentorium, che definiva la tenda militare, si volgarizzi originando il termine italiano tenda (tent, in inglese) sostantivo designante sia la tenda il riparo o l'abitazione che (solamente poi in italiano) il drappo avvolgibile che richiudeva gli ingressi o le finestre.
    Fino al Basso Medioevo, il sistema tentorium evolve nel nome come Tenda Romana (o romanshade in inglese) e nel prodotto come una tenda a pacchetto (vedasi le tende alla Bolognese installate sul Palazzo Comunale a Bologna),
    Il termine Velarium invece designava il velo posto sopra gli spalti del Colosseo per proteggere gli spettatori dalla canicola estiva nelle giornate di giochi. In seguito questo tipo di schermo verrà via via utilizzato per riparare le finestre.
     

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    Va precisato inoltre che lo sviluppo dell'artigianato tessile riusciva a proporre ormai svariate qualità di tessuti ad uso tenda (lini, cotoni, damaschi), mentre i sistemi meccanici di movimentazione permanevano rozzi o limitati al solo supporto statico come per il Velarium. Tutto questo accadeva non solo in Roma ma probabilmente in tutto il bacino del Mediterraneo. Va inoltre ricordato come la schermatura delle finestre fosse un problema sentito solamente e prevalentemente nelle costruzioni pubbliche o nelle residenze nobiliari e patrizie, mentre le case borghesi e popolari, essendo perlopiù piccolissime (una due stanze al massimo) e dotate di pochissime aperture non venivano di norma protette.
    In generale però è anche vero che nei Paesi affacciati sul Mediterraneo la necessità di schermare adeguatamente l'edificio era maggioremente sentita o prevalente. Questo per le ovvie ragioni climatiche, unite alla necessità di raggiungere livelli di comfort termico e luminoso adeguati. Senza dimenticare che nel bacino del Mediterraneo si sono sviluppate le prime vere civiltà dell'antichità le prime che hanno presentato un'Architettura ufficiale (edifici destinati al potere od al Culto).

    Funzioni e tipologie

    La funzione primordiale richiesta ad una schermatura solare era quella di ombreggiare e l'edificio e lo spazio circostante: si pensi ancora al Velarium sopra il Colosseo azionato da funi che veniva steso nelle giornate di giochi per riparare gli spalti fin dal primo mattino, ma é anche il caso dei portici colonnati greci (pronao), ripresi poi a Roma, nel Neoclassicismo, nel Razionalismo e Costruttivismo Russo e tuttora utilizzati nell'architettura coloniale del sud e centro America. Il colonnato utilizzato a portico o a loggia influenzerà l'Architettura pesantemente e si accoppierà agli oggetti quali: pensiline e tettoie; capaci di proiettare sulla facciata un ombra per buona parte dell'anno.
    Parallelamente al portico, nel basso Medioevo prende piede l'uso di un'altra tipologia di protezione, più leggera e duttile: il canopeum. Tale protezione formata da una tettoia in legno (od in telo) sostenuta da pali era utilizzata a copertura di baldacchini e pedane; da essa ha probabilmente avuto origine il termine inglese canopy che é poi divenuto il termine tecnico per designare le tensostrutture e le tettoie in materiale leggero.
    Dal Rinascimento in poi continua ad aumentare l'uso di manufatti tessili per addobbare e riparare dall'interno le grandi finestre dei palazzi nobiliari e borghesi: drappi, tendoni, doppi drappi in velluto, damaschi e veli sono adesso sospesi da bastoni, cavi, tubi o semplicemente inchiodati all'infisso.
    Più avanti tra la fine del XVII e XVIII secolo, in Inghilterra ed in Francia, si sviluppa la tendenza ad addobbare facciate, balconi e terrazzi in ambito privato ed i negozi in ambito commerciale, con tendoni in tessuto di cotone a strisce multicolore (elemento caratterizzante ancor oggi), sorretti da strutture fisse, avvolgibili o semovibili, con la doppia funzione di decorare e riparare le persone e le merci dal sole e dal calore.
    L'aneddottistica storica assegna all'influenza esercitata dalla Marchesa Pompadour, sulla Corte di Francia riguardo la moda e l'arredo, la ragione per cui il termine marquise sia oggi diffusamente riconosciuto sinonimo di tenda da sole in diverse lingue (marquee in inglese, markisen in tedesco, marchisa in italiano).

    Condizioni diverse, soluzioni diverse

    Come evidenziato più sopra, le problematiche derivanti dagli squilibri termici e luminosi delle costruzioni erano già abbastanza note, non risulta quindi difficile comprendere come la migliorata conoscenza delle condizioni ambientali locali e geografiche potesse di fatto influenzare notevolmente le scelte e le soluzioni adottate. Basti pensare che il bacino del Mediterraneo presenta una climatologia diversa a seconda delle aree, si va infatti dal clima arido dell'alto Egitto e della Palestina al clima caldo umido delle zone costiere, e più a nord a climi di tipo temperato umido e freddo umido. Può risultare di un certo interesse osservare ora l'evoluzione della protezione solare e delle relative soluzioni, nelle differenti zone climatiche.
     
    Classificazione climatica mondiale secondo il sistema Koppen-Geiger
    Storia delle tende da sole
     
    Climi caldo umidi (zone di costa meridionali, isole)
     
    I climi caldo umidi sono caratterizzati da estati calde o torride ad elevata evaporazione ma con ridotta escursione termica unitamente a mezze stagioni (miti) ed inverni freddi e piovosi. In queste condizioni un buon comfort termico estivo si può raggiungere solamente diminuendo o contribuendo la concentrazione di vapore nell'aria, responsabile di aumentare la sensazione di calore anche di molti gradi. In presenza di architetture predisposte alla permanenza di persone la nececessità di aumentare la ventilazione naturale unitamente a locali con soffittature molto alte (oltre i 4 mt), impone di aprire la facciata con finestre ampie, ponendo un ulteriore problema: l'eccesso di luminosità ed abbagliamento interni richiede adeguati sistemi di controllo e regolazione della luce. Le soluzioni allora utilizzate (obbligate) erano quindi prevalentemente basate sulla costruzioni di ampii porticati, con oggetti larghi, tali da creare ombra sull'edificio ed anche sul contorno, permettendo così di vivere e sfruttare lo spazio esterno raffrescato, oltre all'applicazione di intonaci e colorazioni chiare alle costruzioni realizzate con pareti non troppo spesse. La facciata in ombra poi fungeva da richiamo per l'aria umida e calda delle facciate esposte a sud, creando le premesse per una buona circolazione dell'aria. Questo tipo di soluzioni poneva in un secondo piano, e prevalentemente in epoca moderna, il problema della privacy e della necessità di proteggere la vista dell'interno.
     
    Climi caldo asciutti (zone desertiche, entroterra, alture meridionali)
     
    I climi caldo asciutti sono caratterizzati da poca stagionalità, elevata escursione termica di temperature elevate d'estate e miti d'inverno, precipitazioni scarse, bassa evaporazione e luminosità intensa per lunghi periodi dell'anno con cieli limpidi.
    La soluzione per un comfort ottimale prevede la costruzione di edifici caratterizzati da murature spesse ad alta inerzia termica, con piccole aperture che riducano l'irraggiamento solare dell'interno ma che con livelli di luminosità elevati assicurino ugualmente una buona illuminazione naturale. Anche in queste condizioni climatiche l'adozione di intonaci a colori chiari sia per le facciate che per i tetti ha permesso di raggiungere ottimi risultati di protezione. In questi contesti la schermatura solare tipica è rappresentata dalla "griglia moresca", detta magrebie [moushagrebiè], dal Magreb regione del Nordafrica.
    Trattasi di una vera e propria griglia ornamentale finemente lavorata in legno o addirittura in muratura che figura ancor oggi sulle finestre delle costruzioni religiose (Moschee), pubbliche o residenziali nei paesi di cultura Islamica. Tale schermo cosi creato spesso viene inserito sulla facciata o davanti all'apertura della finestra, in maniera da proteggerle, oltre che ornare la facciata con motivi fortemente caratterizzanti ed in sintonia con la funzione principale del palazzo, contribuendo a frangere e riflettere la radiazione solare e di conseguenza abbassare il livello d'irraggiamento energetico o luminoso.
    Analogamente alle vetrate gotiche delle cattedrali Cristiane, la magrebie contribuisce sicuramente a ricreare all'interno dell'edificio religioso un'atmosfera più idonea al raccoglimento spirituale dei fedeli. Altri esempi di applicazione delle magrebie sono le torri di ventilazione dell'architettura araba, costruite per creare effetto camino e convogliare l'aria immobile dall'esterno verso l'interno della casa, in modo da raffrescare i locali naturalmente.
     
    Climi umidi (zone di costa settentrionali, isole, entroterra continentale)
     
    Nei climi umidi e più continentali con estati calde ed piovose, unitamente ad inverni rigidi e piovosi, la volontà di schermare adeguatamente gli edifici si unisce alla necessità di favorire la ventilazione naturale per ridurre il tasso di umidità. A Venezia ad esempio, dove permagono visibili realizzazioni interessanti (Palazzo Ducale, Palazzo Grassi) sono state adottate facciate a loggia, con finestre ampie e protette da griglie lavorate anteposte alla facciata vera e propria, favorendo una regolazione della luce e creando un effetto camino per la naturale ventilazione, unico rimedio contro la stagnazione dell'aria umida.

    Fonte Assites® - "Tende e schermature solari, storia tecnica normativa" Ed. Edinterni srl 2004"

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